I cambiamenti dell’industria alimentare dopo il covid

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L’industria alimentare sta sostenendo l’economia italiana, riuscendo a minimizzare le perdite legate alla diffusione del Covid-19. E’ il comparto che non ha conosciuto chiusura e ha anzi dovuto fronteggiare le difficoltà logistiche del lockdown per garantire la disponibilità dei prodotti nel periodo di maggiore emergenza del Paese. L’industria alimentare è in prima linea nel supporto ai cittadini nella lotta alla pandemia.

I NUMERI DELL’INDUSTRIA ALIMENTARI NELLA SFIDA COVID

Secondo un’analisi di Nomisma le vendite al dettaglio durante e dopo il lockdown e nei primi sette mesi del 2020 hanno registrato un aumento del 3.3% rispetto al 2019, mentre la vendita dei prodotti non alimentari ha subito un calo del 17,6%. Dati positivi anche per la Grande Distribuzione (+4.4% contro un valore delle vendite complessive nello stesso canale lo scorso anno del -4%) e delle piccole superfici (+3.9%) che invece aveva subito negli ultimi anni un costante calo di fatturato.

Anche l’export ha guadagnato un 3.5% da gennaio a luglio 2020, mentre il reparto manifatturiero ha registrato una diminuzione dell’export del -14%. Sono numeri rassicuranti, in controtendenza rispetto all’andamento generale dell’economia italiana che ha subito e continua a subire le conseguenze della pandemia sull’industria e sui consumi.

Se però viene preso in considerazione, nell’analisi dell’industria alimentare, anche il canale Horeca, allora le prospettive cambiano. I consumi dell’Horeca, infatti, valgono il 34% del mercato totale del Food&Beverage e il blocco del settore ha conseguenze su tutto il comparto. Sei aziende su dieci prevedono una contrazione del giro d’affari nel 2020. Ad aprile si è registrato un calo del -9.5% rispetto all’anno precedente, -5.8% a maggio e -1.1% a giugno e luglio. I tempi di recupero dell’Horeca sono più lunghi e le nuove disposizioni per il contenimento della diffusione del Covid compromettono ancora di più i dati delle vendite del 2020.

Non sarà facile per bar, ristoranti, enoteche, gelaterie, riuscire a superare questo momento di grande sacrificio che viene loro imposto dal Governo. Dopo aver rivoluzionato gli spazi, aver investito nell’igiene dell’ambiente, aver diminuito i coperti e adottato ogni procedura necessaria, devono chiudere ancora una volta le saracinesche. Un settore duramente colpito, un’eccellenza del nostro Paese che dovrà provare a reagire ad una crisi senza precedenti. Ma l’accoglienza alberghiera e la ristorazione saranno in grado di reinventarsi, reagire e superare anche queste difficoltà grazie alla fedeltà della clientela e alla maestria degli artigiani italiani.

L’INNOVAZIONE DEL SETTORE ALIMENTARE

La grande richiesta di vendita al dettaglio unita alle raccomandazioni di limitare i contatti e ridurre gli acquisti di persona, hanno comportato uno sforzo di innovazione e, all’interno della filiera agroalimentare, uno sviluppo delle vendite online e una diffusione della digitalizzazione. Solo per il comparto cibo e bevande, infatti, le vendite online sono cresciute del 152%, registrando un +132% anche nella cosiddetta Fase 2 (inizio maggio-metà luglio). Lo sviluppo dell’e-commerce non è destinato a subire arresti.

E’ una sfida difficile che coinvolge varie fasi della produzione, dall’organizzazione di uno stoccaggio efficiente che permetta opzioni di prelievo automatiche o robotizzate, alla creazione di slot per la consegna a domicilio e di punti di ritiro, fino ad un sistema di comunicazione efficiente dallo stoccaggio al picking (selezione e prelievo di materiali) al trasporto e alla consegna.

I CAMBIAMENTI NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE

Oltre all’innovazione dettata dall’e-commerce, la grande distribuzione ha fatto modifiche concrete alle proprie strutture. I corridoi sono stati ampliati per permettere una pulizia più rapida e frequente. Sono diminuiti gli stock in favore di articoli freschi, cercando di andare incontro alle esigenze dei consumatori, anch’esse cambiate. Secondo una ricerca McKinsey & Company, infatti, durante il periodo di emergenza del Coronavirus ci sono state meno visite nei negozi con spese più lunghe e consistenti come da indicazioni delle istituzioni. Oltretutto c’è stato un incentivo alle transazioni contactless anche nei piccoli rivenditori, una tendenza, quella del cashless, necessaria per ridurre la possibilità di contagio.

LA PAROLA AGLI ESPERTI

Ma per capire davvero come funziona il mondo della ristorazione collettiva abbiamo chiesto ad uno dei leader del settore, Sodexo. Domande su obiettivi, pratiche, attività e normative che sono poi in parte anche cambiate con l’avvento del Covid. Siamo quindi tornati a chiedere qualche spiegazione in più a chi distribuisce centinaia di pasti tutti i giorni. Non perderti prossimamente sul nostro blog le risposte del nostro esperto.